Brignoli: I palermitani sono stati esasperati da anni di fumo negli occhi. La B è il minimo che meritano

Alberto Brignoli parla dell’attuale condizione societaria del Palermo

L’ex portiere rosanero Alberto Brignoli, oggi in forza alla squadra allenata da Fabio Cannavaro, analizza l’attuale situazione societaria del Palermo. La piazza oggi si trova in serie B, ma secondo il portiere è il traguardo minimo che merita la gente palermitana. Il riferimento è negli anni neri poco prima del fallimento, dove ogni mese erano costretti ad assistere a teatrini e discorsi poi terminati appunto con un fallimento societario.

Sicuramente fa piacere, ma la serie B è il minimo che meriti la piazza. Non conosco la nuova società ma se dietro c’è il City Group è sicuramente una società seria. Fa piacere rivedere il Palermo a questi livelli e mi ha fatto piacere vedere da lontano l’entusiasmo dello stadio pieno. Ai nostri tempi sicuramente ci è mancata un po’ di questa cosa, ma posso capire le persone. Sono state esasperate da anni di chiacchiere e fumo negli occhi

Il periodo pre-fallimento e l’aiuto di Rino Foschi e Sicignano

Alberto Brigonoli in questa intervista concessa al ‘Giornale di Sicilia’ è tornato più volte a parlare di quel periodo nero che ha visto poi la conclusione con un fallimento. Il ricordo di Rino Foschi e Sicignano, gli unici a detta di Brignoli ad aver sofferto realmente per ciò che stava accadendo

Come affrontavamo quei momento? Abbiamo cercato di farci scudo tutti a vicenda, senza avere garanzie sul futuro. Non per i soldi, perché possiamo non far mancare nulla alle nostre famiglie se saltano due mesi di stipendio. Semmai era una sofferenza per l’instabilità generale. Ci aggrappavamo a Stellone come uomo e come allenatore, andai a dire direttamente a Foschi di non esonerarlo. Però anche Rino è stata la persona che ci è stata più vicino. Era il filtro per tutto quello che succedeva. Si è fatto in quattro per aiutarci, si è esposto personalmente chiamando presidenti di altri club, ha fatto di tutto per salvare la società. Anche Sicignano, quell’anno, al di là dell’aspetto sportivo è stato un riferimento a livello umano. S’è mangiato il fegato per quello che è successo ma non ce lo faceva notare

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